..ma a me piace anche il cinema..

lunedì 30 gennaio 2017

raccontoimprovvisato - fantasy classico - gennaio 2017

Buonasera amici e scusate l'ora.
Dopo il grande successo dell'iniziativa #raccontoimprovvisato nel gruppo "scrittori e lettori fantasy" di Facebook (qui il link al gruppo https://www.facebook.com/groups/558862187586176/ ), si è deciso di raccogliere tutti e quattro i racconti, di vari generi fantasy e farne un unico post qui.
di seguito troverete il fantasy classico, scritto a più mani, seguendo gli sviluppi dettati dalla fantasia dei vari partecipanti! buona lettura!!!

Era una notte fredda, la neve aveva ricoperto qualunque cosa e l'oscurità era illuminata da una luna piena che rifletteva la sua luce sul manto bianco.
Zoya e Deso correvano tagliando l'aria ferma e gelata, spezzando il silenzio ovattato che li circondava con il rumore dei loro passi frettolosi. Scappavano verso il bosco, scappavano lontani da qualcuno, qualcuno che li cercava per ucciderli. I pensieri dei due ragazzi correvano veloci come le loro gambe e inciampavano spesso negli istanti appena trascorsi, in quella casa buia e spaventosa, con quell'uomo che li aveva torturati con incantesimi proibiti, con la magia oscura, con parole che avevano anche paura di pensare.
Lui voleva sapere, voleva conoscere l'esatta ubicazione dell'amuleto, l'amuleto che si credeva perduto, nascosto dagli stregoni bianchi secoli addietro. Il segreto era tramandato di padre in figlio nelle famiglie di Zoya, ultima erede della famiglia Deyron, e di Deso, ultimo della discendenza degli Zydra.
Se il mago oscuro fosse riuscito ad estorcere quell'informazione, dalle menti stanche dei ragazzi, sarebbe stato l'inizio della fine del loro mondo.
Quando i ragazzi arrivarono al limitare del bosco, si fermarono di scatto, col fiato sferzato per la lunga corsa, le gambe dolenti a causa delle torture dei giorni precedenti.
«Che facciamo?», chiese Zoya a Deso tenendo lo sguardo nell'oscurità della foresta. Cadevano dei fiocchi di neve, che si attaccavano ai capelli lunghi dei due ragazzi. Il freddo pungeva sferzante sulle loro mani, prive di guanti imbottiti. Vrenno li aveva spogliati; si era fatto aiutare da qualcuno, che era rimasto nell'ombra mentre li torturava e ripeteva la stessa domanda da ore, ma loro non avevano mai vacillato. Erano stati addestrati per sopportare la magia del sangue.
«Allontaniamoci da qui», rispose Deso guardando davanti a sé l'immensa brughiera ricoperta dalla neve. «Quel bastardo non si arrenderà. Sa quali informazioni abbiamo.»
«Sa fin troppe cose», replicò Zoya senza esitare.
«Ad esempio?»
Zoya non rispose e Deso, non capendo il perché di quel silenzio improvviso, le si avvicinò.. in tempo per cogliere quel suo sguardo dilatato, assente, lontano anni luce nello spazio e nel tempo. Conosceva quello sguardo, se Zoya era fisicamente lì insieme a lui la sua mente era altrove, in balia di chissà cosa, in chissà quale altro contesto, in tempo per vedere chiaramente Vrenno urlare ordini a destra e a manca, livido di rabbia, resosi conto degli eventi sfuggiti al suo maniacale controllo. "É molto, molto arrabbiato.." mormora infine Zoya, sfinita, al termine di quell'insolita visione.
Udendo quelle parole, Deso sospirò col suo tipico sorrisetto altezzoso. «Da lui non mi aspetterei altro. È un fanatico. Se non sacrifica qualcuno un giorno sì e l'altro pure, si rattristisce. È arrabbiato? Be', pensa quando è triste, dannato lui. Ora che cerca con ostinazione quell'amuleto, immagina quanto sia incline a uccidere.»
Zoya non si sapeva spiegare in che modo Deso potesse scherzare. Erano stati torturati e quasi uccisi, e quello stregone li stava ancora cercando. Lo avvertiva.
Mentre Zoya si incupiva nel rimuginare, una luce bianca, abbacinante, li investì con tutto il suo calore.
«Seguitemi, forza!» Una figura luminosa, una donna bellissima, lasciò i due ragazzi a bocca aperta, Deso protestò «Ma lui ci vedrà!» espresse senza indugio la sua preoccupazione. La luce emanata dalla donna era così forte che l'avrebbero di sicuro vista anche nelle viscere della terra, ma la creatura luminosa sorrise di una dolcezza di cristallo e li attirò a sé muovendo appena una mano, in un gesto delicato. I due fanciulli si sentirono sollevare da terra e trasportare verso la donna «Ma, ma... Ma chi sei?» chiesero in coro, prima di sparire alla vista di chiunque...
I due giovani erano avvolti da una luce calda, sinuosa e sembrava che risanasse le loro ferite. La paura che li aveva accompagnati sino a quel momento era qualcosa di lontano, quasi un vago ricordo. C'era quella donna dai lunghi capelli di seta che li osservava con occhi azzurri nei quali, pareva si potesse ammirare il cielo. Quella creatura meravigliosa, senza parlare avvicinò le sue mani a quelle di Zoya e Deso e, con chissà quale prodigio, fece comparire sui loro palmi degli strani disegni che si impressero sulla loro pelle.
Nel frattempo il mago oscuro era decisamente fuori dalla grazia divina: dopo aver sguinzagliato i suoi sgherri affinché lesti si fossero messi sulle tracce dei due fuggiaschi, aver impartito ordini per alzare al meglio la guardia e quindi cercare di individuarli il prima possibile, misurava con i propri passi la Sala principale del suo maniero, come un leone in gabbia, imprecando sommessamente tutti gli improperi che gli capitavano per la testa. "Signore, non è così che li troveremo" incalzò uno dei suoi lacché "troppa rabbia avete in corpo, rischierete così di sfruttarla nel modo peggiore" cercando di dargli qualche consiglio. Il mago sentiva salire dentro di sé un'energia nuova, molto potente, decisamente molto forte e mai sentita prima, capace di infondergli quella netta sensazione di essere invincibile, straordinario, impossibile da scalfire e decisamente migliore rispetto a chiunque.. no, nessun corso di autostima alle spalle per percepire tutto ciò, solamente la netta sensazione nell'avvertire il risveglio di qualcosa finora rimasto silenzioso e dannatamente latente.
Vrenno volse lo sguardo verso Mirak, uno dei suoi servitori più fedeli. Ammirava allo specchio la sua figura vestita con un lungo abito nero, che celava il corpo straziato a causa di un passato nefasto che ora stava tornando per minacciarlo.
«Sono fuggiti a causa della tua negligenza», sibilò Vrenno calandosi il cappuccio sul capo, i suoi occhi rossi che riflettevano sullo specchio. «Ma niente è vano; neanche la loro fuga. Ora è tutto più chiaro.»
Intanto Zoya e Deso, ancora affascinati da quei simboli luminescenti sulle mani, venivano condotti attraverso cunicoli di pietra e radici d'albero, al cospetto dei Signori della Foresta.
Difatti era là al centro della sala delle sfere, che la dama di luce terminò il suoi passi. Il suo bagliore si era quasi del tutto spento e con il suo ultimo scintillio , rese omaggio ai sovrani assisi suoi loro rispettivi troni. Zoya imitò la donna nell'inchino e strattonò Deso affinché si inginocchiasse, visto che era rimasto con la bocca spalancata a fissare le due semi-divinità.
"Zoya, Deso , avvicinatevi! Voi discendete dalle nobili stirpi di Deyron e Zydra, nostri alleati dalla notte dei tempi. In virtù di questa antica alleanza siamo accorsi in vostro aiuto, poiché proteggere l'amuleto è compito della vostra gente ma anche nostro!"
Mentre il Re della foresta parlava le ferite sui corpi dei ragazzi lentamente svanivano, risanate dal magico propagarsi della luce che si espandeva dai simboli luminescenti sulle loro mani.
Magia richiama magia, lo sappiamo tutti ormai, infatti Vrenno sentì tra le labbra l'aspro sapore del presentimento: tutt'altro che rilassato - il solito infuso di biancospino e Melissa a nulla sarebbe servito questa volta - si avvicinava senza indugi al leggio che al solito ospitava il suo Libro del Saper Tutto. Ringalluzzito dall'entusiasmo del momento, le mani frenetiche sfogliavano le antiche pagine sino a scovare quella desiderata "Eureka!" gridò, con tono entusiasta, facendo cenno al suo servo di avvicinarsi a lui "tieniti pronto: sto per aprire un varco temporale per poterli riacciuffare! Muahahahahah".

Zoya e Deso si guardarono per un istante, increduli per ciò che udivano le loro orecchie. Avevano udito molte storie sui Re della Foresta, e sui loro poteri di guarigione che in quel momento li stava guarendo dai patimenti di alcuni giorni prima.
«Grazie», affermò Zoya facendo un passo in avanti verso il trono del Re, non percependo più dolore alle gambe. «Se non fosse stato per voi, noi...»
Il re, che si alzò dallo scranno, intervenne prima che potesse finire: «Se intendete fermare Vrenno non potete restare qui. Lucia vi ha condotto su questa strada affinché poteste riposare. Siete ospiti in questa terra, e nient'altro.»
«Padre, sono alleati, non nemici. Hanno bisogno di ben altro che di queste parole», commentò la giovane dama, affiancandosi a Deso. «Il loro popolo è minacciato. Dobbiamo avvertire il loro re, affinché le armate giungano alla foresta.»
Re Breus la fissò con freddezza. «Nessun esercito entrerà nella nostra foresta. Che mangino e dormano al sicuro, dietro i nostri alberi. Più di questo noi non possiamo fare.»
Il varco che Vrenno riuscì ad aprire pronunciando parole oscure, che riecheggiarono tutto intorno intimorendo il suo servo, lo portò nella foresta, tra gli alberi secolari immersi nel candore della neve, lui si guardò intorno senza capire.
Intanto, nelle profondità della terra, il re Breus sentì vibrare le radici dei suoi amici alberi, mossi da una forza oscura, così capì, capì che il male si era infiltrato in quei luoghi sacri.
"Lucia, nascondi i nostri ospiti e dà loro qualcosa che li rinvigorisca, vestili e curali, e tu Madex, chiama le guardie: andiamo in superficie" disse voltandosi verso il capo delle guardie che aveva osservato le scene dall'ombra della sala del trono.
Il silenzio che la neve è capace di creare è qualcosa di innautrale, ovattato, lontano ed affascinante: inerdetto si trovò Vrenn inizialmente, giacché guardandosi intorno non si vedeva null'altro se non natura e bosco. Un improvviso mal di testa, però, con annesso pizzicore dietro la nuca laddove il marchio dell'ordine in cui aveva fatto l'apprendistato era ancora visibile, lo avvertiva di quanto la luce potesse essere effettivamente nei paraggi.. "Si.. li sento" gracchiò il seguace che si è portato appresso "Sento i loro odori, la loro paura, ma qualcosa mi impedisce di comprendere bene dove si trovano" rivelò, dando così informazioni al Padrone in attesa.
"Vogliamo venire anche noi!!" gridarono Zoya e Deso nell'udire le disposizioni del Re "E' colpa nostra se Lui è qui.. vogliamo aiutarvi!" consapevoli del pericolo imminente.
Il re li ignorò, prese la spada che gli porgeva Madex e si avviò verso una porta che si apriva nel buio più profondo della terra. Lucia prese per mano i due ragazzi, rimasti increduli dalla poca considerazione che il re aveva dato alla loro presenza lì, li trascinò via pregandoli di non fare storie; li portò in una stanza adiacente, piccola ma accogliente, in cui erano stati portati abiti puliti ed acqua calda.
Si lavarono controvoglia ed indossarono quegli abiti caldi e comodi, ma poi qualcosa catturò la loro attenzione, una serie di urla strazianti che provenivano dalla superficie, segno che qualcosa di orribile si stava consumando sulle loro teste; in quel momento le loro mani si cercarono e, quando si trovarono, una forte luce li avvolse, un potere che non avevano mai saputo di avere dentro loro stessi si sprigionò e si sentirono trascinare verso l'alto.
Si ritrovarono ad aleggiare sullo scontro violentissimo tra le forze del bene e le forze del male. Spade lucenti scintillavano inutilmente contro nemici protetti da un'aura magica che li rendeva inattaccabili e invincibili. Sembrava che tutto stesse per compiersi a vantaggio del perfido Vrenn e della sua schiera malefica quando Zoya e Deso riuscirono a proiettare un fascio della luce splendente che li avvolgeva giù nella mischia.
Il bagliore, intenso e caldo, raggiunse i duellanti, investendo in pieno tutti quanti. Ma, mentre il Re della foresta e i suoi uomini beneficiavano di quel dolce tepore, Vrenno e i suoi accoliti cominciarono ad avvertire un fuoco sulla pelle. I fascio di luce dei due giovani stava cominciando a consumarli rapidamente: due dei servi di Vrenno già si dimenavano al suolo.
"Nooooo" ringhiò Vrenno, nel vedere i suoi diventare vittime di quel maledetto incanto luminoso "io voglio l'amuleto e lo avrò, costi quel che costi!!" visibilmente adirato, pieno di sé, spocchioso nonostante tutto. Sollevava il braccio destro lentamente, quel tanto che bastava per poter così alzare il bastone che reggeva in quella mano, suo compagno fidato di scorribande di questo tipo: pochissimi gli istanti, forte l'ammasso di energia richiamata, mentre la mente si dilatava il giusto sì da cercar nei forzieri della conoscenza il necessario da adoperare al momento.. attimi, come se tutto intorno si fosse fermato, apprezzando il bruciore dell'ars che sotto la pelle spinge e si muove, come fiume in piena che scrosciante e poderoso minacciava la rottura prossima degli argini ormai deboli, così prorompente fu il flusso magico che rispose all'antico richiamo e quand'Egli, con gesto maestoso ed elegante, energico e convinto, riabbassò quel braccio sì da permettere all'estremità inferiore del bastone di cozzare contro il terreno: un lampo squarciò il terreno sottostante, lasciando così che guizzi di luce nera come l'inchiostro più puro potessero diramarsi e cercare, violentemente, di farsi strada sino ai suoi Adepti e, raggiuntili, innalzare una sorta di coltre oscura a mo’ di barriera, capace di lenire le ferite - forse - e di rinvigorire coloro che si erano piegati sotto l'attacco nemico "Aaaaaaaaaaaaah" un urlo liberatorio, il suo, mentre nella mano il bastone prese a vibrare, catalizzando l'energia accumulata sicché l'incanto potesse effettivamente andare a segno. Non fu chiara la durata, certo, ma fu necessaria per cercare quanto meno di far resistere le sue fila.. "Non dobbiamo mollare... mai!!!" accompagnato da un ringhio sconosciuto.
Ma, proprio mentre Vrenno credeva di aver rinvigorito sufficientemente le proprie forze, qualcosa accadde davanti a Zoya e Deso: l'amuleto si materializzò.
Incanalando dentro sé la luce emanata dalla coppia, l'antico manufatto la restituì con forza decuplicata in direzione dei servi dell'oscurità. Una smorfia di rabbia e paura apparve sul volto rugoso di Vrenno.
Colto dall'immane potenza della luce, Vrenno dovette abbandonare ben presto l'incanto con cui sosteneva i propri seguaci per poter difendere se stesso. In un batter d'occhio, questi vennero carbonizzati e ridotti in cenere. La barriera d'energia magica, però, non era sufficiente a garantire l'incolumità sia di Vrenno che del suo fedelissimo: abbandonó anche lui al proprio destino.
Ormai solo, Vrenno contava di riuscire a difendersi fino all'esaurimento di quell'attacco luminoso. Con sua somma sorpresa, però, l'intensità del potere scatenato dai ragazzi attraverso l'amuleto non accennava a scemare. Tutt'altro!
Il mago oscuro dovette scavare a fondo per resistere alla forte pressione esercitata su di lui; il popolo della foresta vide i suoi tratti mutare, la sua pelle raggrinzire sempre più sotto il peso della colonna di luce.
Schiacciato al suolo, Vrenno era a un passo dal cedere quando una voce sinistra echeggiò tra gli alberi: la voce di chi aveva mosso i fili fin dal principio; la voce di colui che aveva instillato la brama di potere nella debole mente di un giovane Vrenno.
"Sei sempre stato un incapace" esordì quello che pareva un uomo, ormai avanti con l'età, che sosteneva il suo passo incerto e sbilenco su un bastone la cui estremità superiore pareva luccicare di color rosso rubino. "Sono bambini, ragazzetti, giovani.. e tu qui, a farti piegare dal loro insulso potere per cosa poi?" lo provocò, lo rimbrottò, come solo un Maestro fa con il suo non più giovane Allievo "Prima te li sei fatti sfuggire e ora.. ora hai l'Amuleto lì, a un passo da te e cosa fai..?" blaterava, muovendosi lentamente verso la zona del contrasto.
"Avevo riposto in te grandi speranze, Vrenno. Contavo di poter riavere più di quanto avevo lasciato anni fa", continuò il mentore del mago oscuro, "e invece tu mi costringi a tornare in questo mero simulacro."
Con tono sadico concluse la propria invettiva: "Vorrà dire che farò mia la tua carne!"
Dal suo bastone si propagarono una moltitudine di spettri che andarono a schermare la luce proveniente dall'amuleto; nel contempo il mentore calò sul suo allievo appropriandosi del suo corpo stremato.
Il corpo di Vrenno si sollevò dal terreno; gli spettri, ormai sazi della luce assorbita fin quasi a estinguerla, vennero risucchiati nuovamente nel bastone. Le fattezze del mago oscuro, da grinzose qual erano diventate poco prima, ripresero colore e tonicità; due occhi rossi come la brace rilucevano sinistramente sul suo volto.
"Vivo! Ancora un volta, vivo... e potente!", decretò, scagliando scariche oscure che prostrarono tutti i presenti.
Le spettrali emanazioni si contorcevano intorno al corpo del mago oscuro, quindi si allungavano per ammorbare la natura tutt'intorno: l'erba, i fiori, gli insetti, tutto moriva; gli alberi venivano spogliati delle proprie chiome. Il nefasto essere si beava di ciò, ma il suo godimento maggiore gli veniva dagli sguardi atterriti degli abitanti della Foresta. Più questi mostravano timore più lui si sentiva inarrestabile.
"Ekreon, infine sei tornato tra i mortali... proprio com'era stato predetto dal nostro avo comune", dichiararono i due nuovi venuti che, intabarrati in pesanti armature, si ergevano al limitar del campo di battaglia.
Il corpo di Vrenno altro non era che un simulacro d'un qualcosa privo di vita: al posto suo, invece, tutt'altro si ergeva ormai, ed era un nuovo nemico da sconfiggere per i nostri giovani eroi. Zoya e Deso rimasero di stucco "No.. non era previsto, tutto questo" mormorarono insieme, provati anche loro dallo sforzo della battaglia. L'alba del nuovo giorno sembrava ancora lontana, le tenebre di quella notte sembravano essere più pesanti del solito, lasciando che solo la luce delle creature del bene potesse pulsare al meglio, facendosi notare.
"Finalmente..." si girò il vecchio, sollevando quel bastone, mostrando a tutti d'essere terribilmente ringiovanito, tutt'altro che ingobbito, nuovamente forte, prestante, nuovo, come se fosse rinato "Per tutti questi anni ho atteso che quell'idiota del mio Allievo facesse tutto questo per me.. che usasse l'incanto proibito per poter finalmente piegarsi al mio potere.." spiegò, attirando l'attenzione dei presenti. "E ora..." guardando i due ragazzi "Consegnatemi l'Amuleto: è mio, è sempre stato mio perché io l'ho creato e a me deve tornare.. " tendendo la mano, restandosene in attesa.
Ekreon dovette arrestare il suo avanzare in direzione dei ragazzi quando nuove voci ne richiamarono l'attenzione.
"Zyall... Dellion...", pronunciò, a metà tra l'incredulo e il gioioso, il re della Foresta vedendo i suoi alleati - nonché genitori dei ragazzi - esser giunti per dar man forte assieme ai loro seguaci.
"Alzati, re Breus. Il tuo popolo può ancora battersi per la propria sopravvivenza", lo incitò Dellion.
"Se uniamo le forze, quest'essere immondo lascerà presto queste terre... una volta per tutte", gli fece eco Zyall.
Invaso da un tumulto rabbioso, Ekreon liberò i propri spettri contro i paladini appena giunti. La sua rabbia crebbe nel vederli respinti con facilità da uno dei due.
"Come ti dicevo, Ekreon, il nostro avo è stato lungimirante." Dellion parlava con calma, forte dell'arma che stringeva in pugno. "Tenendoti nascoste alcune pagine del Luminarium, ti ha privato del sapere su Exilia, la spada di Luce. Essa e l'Amuleto, assieme, ci daranno modo di esiliarti per sempre da questo mondo."
"No. Non sono... Non posso essere soltanto... Cenere. Non dopo quanto ho fatto per il maestro. Io... Io sono stato... Tradito", pensò Vrenno sbarrando gli occhi all'improvviso. Il cielo sopra di sé era nero. Mentre si rialzava adagio, percependo l'odio dentro di sé che lo aveva colmato per tutti quegli anni, udiva le voci dei suoi avi e di chi un tempo era stato suo mentore. Gli ripetevano di finire il lavoro, uccidere chiunque avesse di fronte e fosse pronto ad attaccarlo di nuovo. Reggendosi a stento in piedi, avvertiva la sua anima priva dell'oscurità di cui era stato servitore, e gli sembrava di scrutare la luce di un passato che aveva dimenticato. Respirava l'aria densa e fredda di quel giorno, le mani lungo i fianchi e pronte a colpire.
«Non amo chi mi colpisce e poi scappa», sibilò. «Non lo amo... Per niente.»
Ekreon era furente. Scatto verso i paladini e fece guizzare nuovamente i suoi spettri. Dellion sorrise. Zyall gli si porto davanti e, alzando lo scudo di giada e ametista, parò l'attacco con non poco sforzo; Dellion portò indietro il braccio con cui reggeva Exilia e poi la scagliò via. La spada si conficcò nel terreno a pochi passi da Deso.
"Prendila, figliolo! Uniscila all'amuleto e incanala assieme a Zoya la Luce che avete dentro di loro.
Ekreon urlò, realizzando d'esser stato sviato, e tornò lesto sui suoi passi con gli artigli protesi. Prima che raggiungesse i ragazzi, ancora impreparati alla difesa, qualcosa lo bloccò. Le preghiere di Breus, e della sopraggiunta regina Andelia, avevano persuaso gli alberi a vincere la paura dell'oscurità. I rami si erano allungati, imprigionando Ekreon in una fitta gabbia legnosa.
Deso, spronato ancora una volta dal padre, aiutò Zoya ad alzarsi, recuperò Exilia e incastonò l'amuleto nel centro del forte della spada. I due ragazzi, reggendo entrambi l'arma, fecero esplodere la loro Luce, concentrandola nella lama di Exilia attraverso l'Amuleto.
Ekreon frantumò la gabbia con gli spettri ma non ebbe tempo di portare un attacco: il fendente di luce già incombeva su di lui. Fece l'unica cosa possibile, si schermò dietro un oscuro scudo di spettri. La lama di Luce impattò sugli spettri che, sorretti dallo spropositato potere del loro padrone, ressero il colpo.
"Non amo chi mi colpisce e scappa", sibilò la voce di Vrenno nella testa di Ekreon. "Almeno non finirò da solo nell'oblio eterno."
Il mago oscuro recuperò per un attimo il controllo del suo corpo, quel tanto da far affievolire il potere dato agli spettri.
Il fendente di Luce trovò così un varco nell'oscura barriera, la divise in due e raggiunse il proprio obiettivo.
Ekreon subì il colpo in pieno. Il calore lo invase, lo avvolse e lo consumò sotto gli sguardi vittoriosi dei presenti.
Un nuovo giorno, privo di tenebre, si aprì al mondo ormai libero dalla minaccia millenaria.


studio dei personaggi a cura di Francesca Resta


Nessun commento:

Posta un commento

e tu, cosa ne pensi???