..ma a me piace anche il cinema..

lunedì 30 gennaio 2017

raccontoimprovvisato - favola- gennaio 2017

Buonasera amici e scusate l'ora.
Dopo il grande successo dell'iniziativa #raccontoimprovvisato nel gruppo "scrittori e lettori fantasy" di Facebook (qui il link al gruppo https://www.facebook.com/groups/558862187586176/ ), si è deciso di raccogliere tutti e quattro i racconti, di vari generi fantasy e farne un unico post qui.
di seguito troverete la favola, scritta a più mani, seguendo gli sviluppi dettati dalla fantasia dei vari partecipanti! buona lettura!!!

C'era una volta, ma tanto tempo fa', un regno meraviglioso dove tutto era in armonia ed ogni cosa magicamente splendeva. Case, alberi, strade e tutto ciò che si poteva ammirare sbrilluccicava come stelle del firmamento e gli abitanti, di quel luogo incantevole, erano felici e non esisteva povertà. Il loro Re era una persona buona, mite e saggia e per questo benvoluto dal suo popolo. Ma, ahimè...un brutto giorno accadde qualcosa che avrebbe sconvolto la vita di tutti e cambiato le sorti di quel regno.
Era da poco sorta l'alba sulla ridente vallata, quando una sagoma sconosciuta varcò l'arco delle mura sud: data la secolare pace che interessava il regno, esse erano sguarnite da ormai molti anni. L'individuo era avvolto da un logoro mantello marrone che arrivava a coprirgli il volto, e camminava lentamente, trascinando a fatica la gamba destra. Nella grinzosa mano sinistra stringeva un lembo di pergamena arrotolato, malconcio quanto lui.
Nascondendosi dietro i rami dei grandi alberi riuscì a raggiungere furtivamente una piccola porta nascosta dagli arrampicanti che introduceva alle segrete del castello. Una catenella al suo polso custodiva la chiave per accedere, in pochi minuti fu dentro.
La serratura scattò con un po' di fatica: erano anni che nessuno entrava in quelle stanze del castello. Quando accese la lampada attaccata alla parete, vide il grande libro impolverato al centro della stanza e un sorriso cattivo si aprì sulle sue labbra. In quel momento qualcuno si avvicinò alla porta.
Quando questa si spalancò, il vecchio non si fece sorprendere dalle guardie sopraggiunte. Rivelò loro il proprio volto mentre metteva mano al proprio bastone incantato: un attimo dopo, delle guardie non rimasero che statue di pietra.
Ad atto compiuto, ribadì a se stesso che, ora che era giunto all'antico tomo del sapere, non avrebbe lasciato che nessuno gli impedisse di raggiungere il potere che gli spettava di diritto.
Cominciò a sfogliare avidamente il libro finché trovò quello che stava cercando, la pagina dell'incantesimo della vita. I suoi occhi brillavano mentre apriva il lembo di pergamena che aveva portato con sé. Lo srotolò con cura e lo pose sulla pagina strappata. Ogni punto coincideva con lo strappo, la formula era li, integra, ricomposta, e poteva ora leggerla chiaramente!
Ah,quali meraviglie avrebbe potuto compiere con un tale potere!
Avrebbe potuto riportare in vita l'antica foresta pietrificata dei Colli Funebri; Ridare speranza alle stremate e affamate genti colpite dalla carestia sul fiume Malasorte nel regno vicino; Oppure,donare nuovamente all'intero reame il sorriso della defunta regina,venuta a mancare anni addietro.
Ah,questi e altri innumerevoli miracoli sarebbero potuti essere possibili grazie all'antica formula,ma,ahimè,non erano ne miracoli,ne la felicità altrui l'obiettivo della logora figura.
Lì,sulla pagina appena ricomposta,l'unico pensiero che troneggiava nella sua mente era uno solo: "Homunculus".
Tutta la sua vita era stata dedicata a tal fine,cosa che l'aveva portato all'isolamento e all'esser schernito dai suoi pari, che non avevan mancato di canzonarlo a ogni esperimento fallito; ma ora, si sarebbero inchinati davanti a lui e alla sua saggezza, poiché non ci sarebbe stato più nessun esperimento infruttuoso, visto che finalmente aveva il pezzo mancante.
Detto questo, vi risparmio la sua seguente, e facilmente intuibile, fuga dal castello con il tanto potente incantesimo, per proseguire direttamente nel suo covo segreto, dove avrebbe creato l'omuncolo, che tanti guai avrebbe portato al ridente regno.
Homunculus: un termine antico quanto pericoloso; non era un caso se il consiglio degli anziani aveva bollato il relativo incantesimo come proibito, vent'anni addietro, condannando chiunque l'avesse praticato all' esilio. Sorte toccata proprio al sinistro mago Ereus che, finalmente, poteva dare compimento al suo malvagio piano. Malauguratamente, nella penombra della sua grotta, non diede vita all'Omuncolo ma, inconsapevolmente, risvegliò qualcosa di più oscuro e terrificante: qualcosa il cui nome si era perso nel tempo.
La creatura generata non aveva fattezze umane ma solo spirito che pian piano si insinuava, come un morbo, in tutti i cuori degli abitanti. Non si capiva come all'improvviso, il gesto d'affetto o di gentilezza che aveva caratterizzato tutto il popolo fosse di colpo tramutato in sterile arroganza e aggressività gratuita.
A est, nel medesimo istante in cui il regno cadeva preda dei più biechi sentimenti, un vecchio eremita si scosse: interruppe la sua profonda meditazione, raccolse le sue poche cose e si mise in viaggio. Nella sua lunga e malandata tunica grigia, s'incamminò in direzione di Mosecal, l'antico regno dell'armonia.
Cappello a punta un po' sbilenco e nodoso bastone alla mano completavano l'aspetto del solitario viandante.
Dalla sua grotta del Picco di Noctis nascosta dalle fitte fronde degli alberi, Ereus osservava soddisfatto gli abitanti di Mosecal litigare e picchiarsi a vicenda mentre il suo cuore traboccava di trionfante senso di vendetta! Ma non immaginava che il suo antico nemico, Rufus, richiamato dallo scompiglio dell'armonia avvertito dai suoi potenti sensi, si fosse messo in marcia proprio per raggiungere il piccolo regno.
Ma il vecchio eremita non era l'unico ad aver percepito il crescente caos, da tutt'altra parte, in anonimo villaggio di raccoglitori di frutti volpini a nord, una creatura semidivina si destò dal suo sonnellino pomeridiano.
Per l'esattezza,una creatura semidivina che si presentava con fattezze di una bambina bionda con due trecce parecchio irritata, visto che si era vista interrompere il suo sonno da un turbinio di urla e strilli proveniente da tutti i cinque angoli del regno!
Anch'essa si diresse verso quel regno ormai in subbuglio. Giunse li e capi che il perfido Ereus era artefice di quello che accadeva. in cuor suo sapeva di non poter intervenire, e l'unico in grado di farlo era Rufus. i due fratelli si sarebbero scontrati ancora una volta in quel regno sul quale governava il loro fratello minore.
Con la sua andatura decisa e regolare, Rufus giunse alle porte di Mosecal, oltrepassò l’enorme cancello ormai lasciato incustodito dalle guardie, occupate a picchiarsi tra di loro e con i bellicosi cittadini del regno, e si diresse al castello. Riusciva a schivare i colpi che qualche incauto passante cercava di assestargli e a intercettare col suo bastone incantato gli oggetti che volavano in aria, lanciati dai più facinorosi.
Sapeva bene cosa doveva fare per interrompere il malefico incantesimo lanciato da Ereus! Distruggere definitivamente il tomo del Sapere, l’antico libro che sin da giovane era stata l’ossessione di suo fratello.
Entrò indisturbato e si diresse verso le scale che conducevano alle segrete. Sembrava guidato da uno spirito guida, in realtà conosceva molto bene tutto il castello, vi aveva trascorso gli anni della sua giovinezza come custode del regno.
Rufus raggiunse l'antico tomo, vi puntò contro l'estremità del bastone e s'apprestò a scagliare su di esso un turbine di fiamme inestinguibili. La magia, in procito di fluire dal nodoso pezzo di sambuco millenario, fu bloccato da una vocina stridula: "Fermo! Se vuoi fermare tutto questo, non ti basterà vincere tuo fratello. Il demone della discordia, che ha incautamente evocato, dovrà essere ricacciato nel libro."
Rufus si voltò, e vide quella che sembrava una bambina parecchio scocciata.
Fortunatamente per noi, Rufus non era una persona qualunque, e avverti subito che quella non era una comune bambina, il che ci evita uno stucchevole e alquanto inutile dialogo fatto di "oh, che ci fai in questo posto, piccolo scricciolo?" e "non sono una bambina qualunque!" e altre cose simili, e quindi si limitò a chiedere "con chi ho il piacere di parlare?".
La bambina dall'aria infastidita rispose "Lovra, figlia della dea del sonno e dei sogni, e parecchio irritata dallo scompiglio che la bestia e tuo fratello stanno causando, visto che mi impediscono di dormire!".
Rufus non poteva perdere altro tempo dietro i capricci di quella semidivinità arrabbiata. Doveva salvare il regno del sovrano suo fratello Pharius e scacciare il Demone all'interno del libro ma i suoi poteri non erano così potenti da permettergli un tale prodigio. Fu quello il momento in cui pensò che la presenza della piccola Lovra non fosse affatto casuale.

"La mia magia non basterà per tenere a bada il demone per poi imprigionarlo", esordì l'uomo. "Magari col tuo divino aiuto, Lovra, qualche possibilità potremmo averla."
"Impossibile!", fece la piccola divinità, chiarendo poi che i suoi poteri erano forti solo nel mondo dei sogni.
"Mio padre, però... Lui sì che potrebbe esserti utile."
"È un dio anche lui?" fece Rufus,
"No,sono una demidea,quindi,essendo mia madre una dea, ovviamente è mortale" fece Lovra seccata,
"E in che modo potrebbe aiutarci, se posso chiedere?"
"Si dia il caso che sia un seguace di mia madre e il suo più alto sacerdote, e che possa, quindi, evocarla per chiederle aiuto"
"E non potresti chiederlo direttamente tu l'intervento di tua madre?" Chiese Rufus, inarcando uno dei suoi folti sopraccigli per trasmettere la sua perplessità.
"Per farlo, dovrei addormentarmi per andare nel mondo dei sogni, cosa impossibile con questo assurdo baccano!"
Rufus si fermò a riflettere e dopo essere rimasto in contemplazione per parecchio tempo affermò di avere un'idea. Avrebbe preparaato un infuso che sua madre dava a lui e i suoi due fratelli per farli addormentare sereni. Avrebbero dovuto recuperare gli ingredienti e poi una volta pronto lo avrebbero bevuto e si sarebbero diretti nel mondo dei sogni? Lovra acconsentì di aiutarlo solo perchè era intressata a schiacchiare il suo pisolino. Intanto il regno perdeva la sua lucentezza, il cielo si faceva sempre più cupo, l'acqua cristallina diveniva melmosa e i campi sui quali un tempo crescevano fiori straordinari e profumati erano diventati aridi. Gli occhi degli abitanti di quel posto si erano spenti e pensieri negativi attraversavano la loro mente.
Il tempo scorreva inevitabile portando con sè morte e malvagità fra gli uomini del regno e, cercare gli ingredienti che avrebbero fatto addormentare Lovra, significava attraversare una foresta che un tempo era meta di tante passeggiate serene e festose ed ora invece a guardia di uomini maligni e prepoternti per i tesori che essa custodiva. Refus e Lovra si misero in viaggio confidando nella forza dei loro poteri per affrontare quei custodi che man mano diventvano sempre più forti ed aggressivi. Giunti in una radura, circondata da alberi immensi e rogogliosi e dove il verso degli animali si confondeva con il sibilo del vento, un urlo scosse le membra...
Davanti a loro un gigante mostruoso, un essere spaventoso che solo a immaginarlo provoca terrore. Rufus afferrò Lovra per un braccio e iniziò a correre più veloce che poteva. Quella mostruosa creatura tentando di colpirli spezzava e spazzava via gli alberi e la vegetazione circostante. Lovra tentò uno dei suoi incantesimi, ma essendo una semidea era ancora alle prime armi per cui sulla bestia non sortirono alcun effetto. Dovevano raggiungere il luogo dove trovare le preziose erbe che avrebbero permesso alla bambina di addormentarsi e addentrarsi nel mondo dei sogni.
Correvano più veloci del vento e sentivamo alle loro spalle la presenza incombente della creatura mostruosa e non osavano girarsi per guardarla perchè la sua vista e l'odore nauseabondo che emanava era qualcosa di disumano. Oltrepassarono un piccolo avvallamento del terreno al termine del quale si trovarono avvolti da una densa foschia e l'urlo di Lovra ad avvertire Rufus del salto nel vuoto che i due stavano affrontando. Si trovarono uno sull'altra in fondo ad una grotta che li aveva appena salvati dall'essere immondo ma che no faceva sperare nulla di buono. Una figura fece capolino dal fondo della spelonca, il suo corpo piccolo e tozzo aveva qualcosa di familiare simile ad un bambino paffutello ed aveva tra le mani un mazzo di erbe verdi e gialle che porgeva ai due sopravvissuti.
Lovra si avvicinò a piccoli passi verso il bambino paffutello ma questi con voce sottile indico ai due una strada da percorrere per raggiungere infine un campo di erbe meravigliose, come quelle che lui mostrava e che la semidea cercava. Dopo aver dato queste indicazioni il bambino si tramutò in una piccola nuvola bianca e sparì.
Sebbene diffidenti (chi non lo sarebbe di fronte ad uno sconosciuto esserino sbucato dal nulla?), i due decisero di seguire la strada indicata; in fondo, che avevano da perdere? Dopo circa un centinaio di passi nella penombra della galleria carsica, ecco profilarsi all'orizzonte l'abbagliante luce del giorno, a impreziosire con i suoi magici riflessi un esteso e verdeggiante prato dai fiori più disparati e variopinti. Peccato che le verdi essenze oltrepassassero tutte il metro d'altezza; come trovare le erbe medicinali desiderate in mezzo a tanta flora rigogliosa?
Semplice!!! Lovra era pur sempre una semidea e ricordò che da piccola utilizzava una magia in grado di far parlare i fiori. Doveva solo concentrarsi e scavare in fondo alla sua memoria per ricordare le paroline magiche da pronunciare. Era un incantesimo semplice semplice, che insegnavano ai semidei già da piccoli, ma era passato troppo tempo da quando Lovra lo utilizzò l'ultima volta. Si fermò a pensare, poi con sguardo deciso oltrepassò Rufus, gli si posizionò a pochi metri e con il viso rivolto a quell'immenso campo fiorito pronunciò delle strane parole.
Verdi gialle e sempre belle venite a me mie care ancelle. Nel mio cesto sempre ripieno avrò sonno in un baleno.
Siamo qui nostra Signora e verremo da te come tu dici, ti porteremo in capo al mondo ad abbracciare il tuo grande sogno.Tua madre sa già e a te tutto dira per far tornare il demone nel buoi dell'oblio.
Lovra preparò l'infuso dopo aver ringraziato i fiori parlanti e cadde lì sul quel meraviglioso prato in un sonno profondo. Refus vegliò la semidea per molto tempo poi cadde anche lui in un sonno profondo da cui si destò perchè disturbato dai suoni della natura. Accanto a lui non c'era più Lovra ma una pergamena con un sigillo di ceralacca. Con molta cautela Refus ruppe il sigillo e la pergamena si srotolo da solo rivelando una formula magica scritta con inchiostro dorato.Era la formula della bellezza e della bontà che doveva riportare pace ed armonia.
Una luce dorata si espanse da quel giardino fiorito e attraversò le pianure, le vallate e giunse sino al regno e, come una magica pioggerellina lieve, cadde giù. Persone e cose venivano avvolte da questa magica luce ed  assumevano una nuova brillantezza. I cattivi sentimenti, come rabbia e invidia si dissolsero divenendo un vago ricordo. Anche il terribile Ereus ne fu investito e da quel giorno utilizzò i suoi prodigiosi poteri per aiutare chi ne aveva bisogno. I tre fratelli, che prima vivevano separati l'uno dall'altro, poterono finalmente  riabbracciarsi e condividere con amore le gioie che il regno offriva.

illustrazione a cura di Muninn di Montecristo




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