..ma a me piace anche il cinema..

lunedì 31 luglio 2017

L'angelo nero - di Eddy Morello

Buonasera cari lettori,
finalmente sono in ferie, quindi dovrei riprendere a leggere a pieno ritmo!!!
Questa sera vi parlerò di un libro inviatomi qualche tempo fa. Mi scuso per la lunga attesa!
In questi giorni ho avuto modo di leggerlo finalmente.
Si tratta di una storia un po' complessa a mio avviso, dalla bella trama e ricca di azione.
Ci sono molti personaggi, tutti ben delineati, ma esposti in modo un po' misterioso. Le descrizioni sono ben dosate ed il ritmo, che parte lento, poi si riprende man mano.
Passiamo ahimè alle note dolenti.
Il libro necessita, secondo il mio modesto parere, di un accurato lavoro di editing. Mi spiego:
la struttura del testo è assai altalenante, ci sono pagine e pagine scritte in corsivo (sinceramente non ne ho capito molto bene il senso di questa scelta), alternate ad un carattere semplice. Questa cosa confonde non poco, perchè magari, fino a poco prima, in corsivo erano espressi i pensieri dei personaggi.
Il narrato passa da uno stile ad un altro con molta facilità e questo credo destabilizzi il lettore. Nulla che non possa essere corretto, comunque, con un lavoro di editing.
I dialoghi li ho trovati un po' poveri e striminziti, per lo più ricchi di parolacce.
Parliamo delle parolacce: ho contato i "cazzo" inseriti nel testo e sfiorano i 300 che, messi insieme alle altre, fanno un bel numero. Chi segue questo blog sa che non sono un'amante di questo genere di scrittura: credo faccia perdere di fascino anche alla storia più bella del mondo, se poi vengono ripetute con tanta frequenza, diventano anche un po' pesanti. Ovviamente si tratta di un parere personale, ma è questo in fondo quel che mi viene chiesto di esprimere. La storia parla di angeli, uno non si aspetta certo di leggere di puttini che saltellano felici sulle nuvole, soprattutto se si tratta di angeli guerrieri, ma più che altro sembrano le avventure di ragazzi di strada; ripeto, per me le storie in questo modo perdono di fascino.
Ma questo, come sempre, è solo il mio parere di lettrice.

mercoledì 19 luglio 2017

Sono il numero quattro - di Pittacus Lore

Buonasera amici lettori e sognatori,
ho letto questo libro da un po', ma non sono riuscita a scrivere la recensione prima di oggi. Sorry!
Questo libro mi ha sempre attratta in libreria, ma non ho mai avuto il coraggio di acquistarlo, chissà poi perchè.
L'ho letteralmente divorato.
Si tratta di una storia assai originale, dai risvolti inaspettati e che, come sempre, non ci azzecca una mazza con il film (che ho lasciato a metà perchè troppo penoso).
Il libro è scritto bene, molto bene, il ritmo è sempre acceso, mai volgare e mai noioso. I dialoghi sono fantastici, le descrizioni palpabili, i personaggi "reali".
La trama mi ha entusiasmata e l'autore è riuscito a catapultarmi in una realtà così diversa, eppure così vicina a noi, con maestria.
Era da tempo che non mi appassionavo ad una saga, e se sto ad aspettare l'uscita del secondo libro della nuova saga di Shadowhunters posso morire di vecchiaia quindi, dopo aver acquistato il secondo capitolo, mi accingo a leggere del numero sei, sette e via dicendo, sperando che le storie non perdano di fascino e mistero, ma restino intriganti ed appassionanti come la prima.
Dicevo del film.. una cagata pazzesca.. ma porca paletta, come fate a sperare che i lettori si avvicinino ad un determinato libro, dalla versione cinematografica, se quest'ultima fa cagare???? Non lo capirò mai..
Vi lascio con un primo avvertimento:
ESISONO DAVVERO ALTRE CIVILTA'. ALCUNE STANNO CERCANDO DI DISTRUGGERVI.

intervista al lettore/scrittore #16 Federica Scalvini e Matthieu Fantozzi

Cari amici lettori,
era da tempo che non mi capitava di pubblicare due interviste consecutive. Quest'oggi, addirittura, l'intervista sarà doppia, una bella coppia di piccioncini, solari e simpatici!
Scoprite con me di chi si tratta e cos'avranno da dirci!

nome 
Siamo Federica Scalvini e Matthieu Fantozzi. Piacere 😊
sei un lettore o un autore?
Entrambi 😊
Quali sono le tue letture preferite?
M: In generale amo i libri dove vengono demoliti gli stereotipi tipici di un genere, o i libri dove sento di aver imparato qualcosa alla fine. Se devo limitarmi a un genere, amo molto la fantascienza, il fantasy e i libri di filosofia.
F: In generale preferisco i gialli e i libri fantasy. Qualche romanzo storico di tanto in tanto, ma dipende molto dal periodo.
Quale genere scrivi?
M: Fantasy e fantascienza.
F: Fantasy e gialli.
Quando hai iniziato a scrivere?
M: I primi racconti brevi completi che ho scritto erano fanfiction che gettavo nero su bianco nelle noiose ore scolastiche di medie e liceo, e che col tempo ho perso o distrutto. Negli anni seguenti ho provato a scrivere un testo teatrale per il mio vecchio gruppo scout, che è sfuggito al mio controllo, e in seguito altri lavori, prima un giallo poi una saga di fantascienza che purtroppo ho dovuto lasciare incompiuti e che non sono sicuro di voler riprendere.
F: Al liceo, anche se apparentemente ho sempre raccontato storie. Quando ero piccola e non sapevo leggere, leggenda narra che me la cantassi e me la suonassi guardando le immagini dei fumetti.
Cosa ti ha spinto a mettere nero su bianco i tuoi pensieri?
M: è una cosa che, per quanto io vada indietro con la mente, ho sempre fatto. Già da piccolo amavo scrivere, usavo una vecchia macchina da scrivere di mia madre per mischiare in improbabili racconti principesse e cavalieri nello spazio, seguendo qualsiasi idea che mi impressionava. La prima volta che ho tentato davvero di scrivere una storia organizzata stavo lavorando su una fanfiction (prima di scoprire che si chiamavano così) di un fumetto chiamato Doom 2099. Il risultato mi era piaciuto, anche se purtroppo non conservavo quello che scrivevo al tempo, e mi sono reso conto che mi divertiva davvero inventare mondi e situazioni. Ormai sono vent’anni che getto i miei sogni nero su bianco, anche se in pochi lo sanno.
F: colpa di Matt a dire il vero e di una serie di fortunate e fortunose coincidenze che riguardano la sua insistenza, un forum GDR, una compagna di classe particolarmente fantasiosa e TANTE ore noiose al liceo.
Parlami del tuo libro preferito (che hai letto) e perché ti è piaciuto tanto
M: Adoro “Le città invisibili” di Calvino. Le descrizioni di quelle impossibili città hanno il potere di farti sognare, di farti vedere quei luoghi impossibili. Come se fossi lì a camminare sui fili tesi delle città sospese nei burroni o nelle necropoli delle città morte da tempo.
F: Devo per forza sceglierne uno? Perché reputo allo stesso livello Orgoglio e Pregiudizio e Harry Potter. Il primo perché è la perfezione fatta romanzo, quindi c’è ben poco da aggiungere, il secondo per varie ragioni. Primo perché a modo suo ha reinventato un genere, secondo perché ci sono cresciuta essendo la generazione giusta, terzo perché se J.K. Rowling non fosse mai nata, si sarebbe dovuto inventarla.
Qual è il tuo personaggio preferito in assoluto? Perché?
M: Morte di Mondodisco è la miglior rappresentazione di una forza ineluttabile della natura mai descritta in un libro. Trovo la descrizione che ha fatto Terry Pratchett nel suo capolavoro talmente perfetta che non tenterò mai di caratterizzare un “Dio della morte” nei miei libri: non si può migliorare la perfezione.
F: Adoro anche io Morte citata da Matt, ma non saprei mai scegliere un personaggio preferito in assoluto. Ogni libro che leggo ha i suoi, come ha anche quelli che non sopporto. Salvo alcuni casi, ho una tendenza ad amare personaggi di contorno, che molti nemmeno ricordano.
Parlami del tuo lavoro di autore e delle tue opere
M: Come dicevo prima, ho sempre scritto. Ho saltato tra vari generi senza mai avere un reale obiettivo (al mio attivo, quasi completati ma che probabilmente non concluderò mai, ci sono un testo teatrale troppo lungo per essere rappresentato, un genere “misto pesce” che è bloccato dai suoi personaggi e un testo di fantascienza che mi riprometto sempre di riprendere in mano ma non ci riesco mai). Cominciare a lavorare con Federica è stato un ottimo modo per superare i miei limiti: abbiamo un’ottima sintonia e una sinergia pazzesca, passiamo le serate a discutere di “Cosa farebbero i personaggi se…” o a inventarci le situazioni più assurde per la storia, abbiamo un’energia creativa e una voglia d’inventare straordinaria. Lei compensa il mio limite più grande, ossia quello di creare personaggi che, alla lunga, diventano fin troppo simili tra di loro, e probabilmente io compenso i punti deboli che lei si vede.
F: Il plurale per ora è prematuro, perché l’unica cosa che merita di essere ricordata è il libro in questione, ma in generale sono un’autrice molto discontinua. Posso scrivere pagine e pagine intere per mesi e poi non fare altrettanto per periodi altrettanti lunghi. Oppure scrivere solo ed esclusivamente scene che so che non serviranno assolutamente a nulla (e Matt ama farmelo notare), ma che ho voglia di scrivere.
Quanto della tua personalità c’è nei tuoi personaggi?
M: Meno di quella che si può pensare: ogni singolo personaggio è stato creato con una personalità, che poteva o non poteva rispecchiare me stesso (per qualche motivo, Fede sostiene che il personaggio del nostro libro che più si avvicina alla mia personalità è Elizabeth Micaelis), ma poi sono sempre partiti per la tangente e si sono evoluti per i fatti loro. Questo ha addirittura creato la necessità di cambiare interi pezzi di trama in più situazioni “perché non ha senso che X reagisca come ci serve per la trama che abbiamo deciso”, e in almeno un caso ci ha obbligato a rileggere e riscrivere più di metà del libro.
F: un po’? Non saprei quantificarlo. Sicuramente c’è, ma abbiamo cercato di rendere i personaggi più autonomi possibile, a volte anche facendoli agire letteralmente all’opposto di come avremmo fatto noi.
I personaggi rispecchiano le personalità di altre persone che conosci?
M: Con una sola eccezione, assolutamente no. Ho sempre cercato di mantenere il più indipendenti possibile i personaggi: non dovevano essere “chi volevo io”, ma dovevano essere persone libere e in grado di decidere autonomamente e di imporsi sulla mia volontà. L’unica eccezione è il personaggio di Aurore Bourbons, che ha fin troppi tratti in comune con mia cognata: col senno di poi credo sia più una coincidenza che un’influenza indiretta, ma non saprei dire.
F: sì, con dei limiti. I personaggi fanno quello che pare a loro, quando gli pare a loro, ma non per questo alcune delle ispirazioni di base di alcuni personaggi sono sparite del tutto (l’esempio più eclatante è il POV del libro: Julienne Bourbons).
Vuoi condividere con me il link per acquistare il tuo libro?

Invieresti a un blogger il tuo lavoro per una recensione?
Certo, nessun problema 😊
Se si, se il tuo lavoro non piacesse al blogger e scrivesse una cattiva recensione, come la prenderesti?
M: Probabilmente andremmo avanti per la nostra strada. Siamo consapevoli che trattiamo argomenti estremamente divisivi nel nostro libro (omosessualità, religione organizzata, tradimenti matrimoniali…) quindi abbiamo già messo in conto che non tutti saranno entusiasti di leggere libri con tematiche pesanti.
F: Non si può piacere a tutti e comunque le critiche, se costruttive, fanno sempre bene. Senza contare che quando decidi di inserire nelle tue opere certi temi, sai perfettamente che solleverai vespai in alcuni contesti, quindi lo abbiamo sempre tenuto in conto.
Quanto conta per te la copertina di un libro?
M: Il primo impatto è comunque importante, ma onestamente preferisco leggere il primo capitolo per farmi un’idea.
F: 30%, la quarta di copertina è molto più importante.
Quanto incide il genere sulle vendite?
M: Sarò onesto, sono completamente ignorante in materia: posso dire al massimo cosa compro io, ma non so rispondere “sulle vendite” in generale. Principalmente scrivo cose che piacciono a me, non faccio calcoli nella speranza di vendere di più: certo se poi avrò successo sarò anche contento, ma per ora va bene così.
F: moltissimo, nel bene o nel male che sia.
Ci sono autori italiani che ti piacciono? Perché?
M: Pirandello è il mio autore italiano preferito in assoluto, per la sua pura genialità e la sua capacità di sfondare regole e concezioni che il lettore/spettatore considera assodate. Un altro autore che adoro è Calvino, per la sua capacità di creare immagini da sogno con una sintesi straordinaria.
F: Potrei stare qui un po’ ad elencarli tutti… rimanendo sui viventi, sicuramente adoro Camilleri, Manzini e Malvaldi tra i giallisti, Cecilia Randall tra gli scrittori di fantasy.
Hai qualche titolo da consigliare ai lettori di questo blog?
M: Una saga che consiglio sempre a chiunque è “Mondodisco” di Terry Pratchett, che per me è la più bella opera fantasy mai scritta ed una delle migliori opere letterarie moderne. L’ultimo libro che ho finito e che mi è piaciuto è “Il manuale illustrato dell’idiota digitale” di Diego Cajelli, che mi ha divertito e terrorizzato contemporaneamente. Di autori ancora poco conosciuti ma presenti nel gruppo Facebook, sto leggendo a tempo perso “le cronache del Reame Incantato” di Alberto Chieppi, e pur non avendo modo di dedicargli il tempo che merita (ho perso il kindle nel trasloco, e leggere sul tablet mi stanca gli occhi molto in fretta) mi sta piacendo.
F: Cecilia Randall di cui sopra, anche se spero la conoscano già. Per quanto riguarda i giallisti, invece, per non nominare i soliti noti di prima (che però vi consiglio lo stesso!), Danila Comastri Montanari: gialli ambientati nell’Antica Roma dell’Impero con protagonista un patrizio decisamente libertino.


Sono sempre contenta di conoscere e scoprire persone nuove ed interessanti. E voi?
Grazie ad entrambi per aver risposto alle mie domande e per aver condiviso così tanto con i miei lettori.
Siete una bellissima coppia e, da quel che leggo, molto affiatata!


giovedì 13 luglio 2017

intervista al lettore/scrittore #15 Barbara P. Baumgarten

Buonasera amici lettori!!
Finalmente ho una nuova autrice e lettrice da intervistare!
Sono felice di presentarvi Barbara, una ragazza da brrrrrividi, che non si può non amare visto il suo personaggio preferito..ahahah io sono di parte.. zia Row sarà contenta di leggere questa intervista, visto che segue assiduamente questo blog!
Siete pronti? Cominciamo!!!



nome (anche uno pseudonimo se preferisci l’anonimato)

Piacere, sono Barbara Parodi, ma come autrice preferisco usare Barbara P. Baumgarten.  Il motivo? Sfortunatamente, il mio cognome è stato più volte associato alla cucina e così ho scelto un nome d’arte ispirato al mondo della Filosofia al quale sono particolarmente affezionata.

sei un lettore o un autore?

Entrambe le cose, direi. Prima di poter essere un autore è necessario essere un lettore; non credo che le due cose possano essere divise. Ho cominciato a leggere da bambina ed è stato merito di mia madre, grande divoratrice di carta stampata. Grazie a lei ho capito che si possono vivere migliaia di vite semplicemente aprendo un libro e non la ringrazierò mai abbastanza per questo.

Quali sono le tue letture preferite?

Credo di essere piuttosto bulimica nella lettura. A seconda del momento e del mio stato d’animo scelgo un libro, che possa essere fantasy o fantascienza, romantico o horror. Ovviamente, quando entro in libreria mi dirigo con fiero cipiglio verso il reparto fantasy prima di tutto, ma, ripeto, non disdegno mai una sana lettura d’altro genere. Osservando i miei libri direi che si possa comprendere quanto amo viaggiare con la mente e non solo per l’accozzaglia di generi, ma soprattutto perché non amo ordinarli in base a quello. Ecco che a fianco al Signore degli anelli è possibile trovare il Dracula di Bram Stoker o Chocolat della Harris.

Quale genere scrivi?

Nella scrittura rimango fedele alla bulimia di lettura. Credo di non aver ancora individuato un genere specifico e per il momento cerco di sperimentare. Mi piace scrivere horror senza dubbio, ma anche cyberpunk e fantasy. La cosa che mi diverte maggiormente è proprio il misurarmi con registri e stili narrativi differenti, potendo passare da una scrittura più scarna a una più dettagliata.

Quando hai iniziato a scrivere?

La prima storia che ho scritto risale a quando avevo circa quindici o sedici anni. Era un thriller. All’epoca leggevo James Patterson e Michael Crichton e ricordo di aver provato a mescolare i due generi. Il risultato non è stato dei migliori anche se mia madre sostiene tutt’oggi il contrario, ma si sa che la mamma è di parte. Poi ho continuato a sperimentare: iniziavo progetti che non portavo a termine, finendo col collezionare prologhi su prologhi. Alla fine sono approdata su Efp e Wattpad che mi hanno permesso di non accatastare pile di carta in camera.


Cosa ti ha spinto a mettere nero su bianco  i tuoi pensieri?

Domanda difficile… Credo che ognuno di noi debba trovare una propria valvola di sfogo. Alcuni la trovano nello sport, ad esempio; io l’ho trovata nella scrittura. Ho capito quanto potesse essere terapeutico dare ai miei personaggi le mie stesse problematiche e tentare di risolverle dall’esterno mi ha permesso un’analisi più obiettiva di me. Quando ho scritto Segui le mosche, per esempio, stavo affrontando un periodo decisamente brutto e ho riversato tutte le mie paure nei miei personaggi. Spesso mi chiedono quanto ci sia di me in quel libro e io rispondo che c’è tutto: io sono costantemente presente in ogni riga e in ogni pensiero.

Parlami del tuo libro preferito (che hai letto) e perché ti è piaciuto tanto

Scegliere un libro preferito? Credo sia impossibile! Il primo che ho amato è stato sicuramente IT: ho visto quel tomo sul comodino di mia madre per settimane e quando, finalmente, ho avuto il permesso di leggerlo per me è stato il massimo. Poi è stata la volta di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, de Il signore degli anelli, di Mangiatori di Morte e Harry potter. No, davvero: non riesco a scegliere.

Qual è il tuo personaggio preferito in assoluto? Perché?

Ronald Weasley. Lo amato da subito: impacciato, simpatico, fedele, coraggioso e con l’immensa paura dei ragni. Credo sia uno di quei personaggi con i quali è facile simpatizzare. Non è l’eroe, eppure sta sempre in prima fila; il suo nome non sta in copertina, ma è grazie a lui che Harry ce la fa. Devo ammettere che di solito sono proprio i personaggi che affiancano il principale ad affascinarmi di più. Ho amato maggiormente Samvise Gamgee ripsetto a Frodo, Jasper rispetto a Edward… Non so perché, ma sono attratta da chi tende a rimanere in disparte svolgendo ugualmente un compito fondamentale.


Parlami del tuo lavoro di autore e delle tue opere

Nonostante la mia attività produttiva sia frenetica e caotica, l’anno scorso sono riuscita a portare a conclusione Segui le mosche, di fatto il mio primo libro. È stato un vero e proprio travaglio: un po' per la troppa vicinanza con la mia situazione mentale, un po' perché non sapevo come farlo finire. Il finale di Segui le mosche è stato un continuo scrivi e cancella, scrivi e cancella. Non ho mai pensato – come del resto non penso mai – di fare qualcosa che sarebbe piaciuto ai lettori, ma che fosse importante per me e, probabilmente, sono la mia lettrice più esigente.
Quando scrivo cerco di documentarmi molto. Per Segui le mosche ho letto tantissimi documenti sui manicomi, sul ciclopropano e sull’attività del cervello in caso di paura. Ho trascorso ore su Google Maps a girare per le stradine di Leadville, in Colorado, dove la storia è ambientata.
Al momento sto cercando di concludere un fantasy: è una storia alla quale lavoro da quasi due anni ormai e che si è arenata qualche mese fa, per poi essere ripresa con entusiasmo. Ecco, non riesco a scrivere a cottimo anzi, se ho scadenze il mio cervello si chiude e addio ispirazione.

Quanto della tua personalità c’è nei tuoi personaggi?

Tantissimo, forse troppo. La cosa interessante, però, è che non sono presente in un unico personaggio, ma c’è un po' di me in ognuno di loro. Se prendessimo Segui le mosche, ecco che l’incapacità di Sophy Ward di ragionare per la paura, o la suddivisione netta fra buoni e cattivi di Stein, o ancora l’inerzia con cui va avanti Buckler mi appartengono e hanno caratterizzato la mia vita in quel periodo. In Segui le mosche c’è la paura della morte, la volontà di sapere che c’è qualcosa dopo questo mondo e, infine, l’impossibilità di misurarsi con queste domande. Ho inserito il limite umano oltre il quale non è possibile andare; ho volutamente posto dei paletti che, apparentemente, avevo eliminato. Tutto questo perché credo fermamente che in alcuni momenti della vita si abbia la necessità di credere nei propri super poteri e che sia altrettanto necessario il fallimento.

I personaggi rispecchiano le personalità di altre persone che conosci?

Tutte la stessa persona: me stessa. Mi sono divisa in pezzi e ho dato a ognuno dei miei personaggi qualcosa di me. Hanno i miei difetti e miei pregi, oltre a una personalità propria. Si dice che uno scrittore scriva di ciò che sa. Ecco, credo che per certi versi sia vero: i personaggi possono rispecchiare l’autore, oppure rappresentare proprio ciò che uno scrittore detesta, ma tutto ruota attorno a lui.

Vuoi condividere con me il link  per acquistare il tuo libro?



Invieresti a un blogger il tuo lavoro per una recensione?

Domanda interessante. Credo che quello del blogger sia un lavoraccio e non ci sono dubbi: piovono richieste di recensioni. Sono convinta che, se sapessi di ricevere una reale opinione e non un’edulcorata versione solo perché ho regalato il mio libro, lo farei. Il problema è proprio quel “se”, perché ultimamente leggo recensioni che, a mio avviso, non rispecchiano la verità.


Se si, se il tuo lavoro non piacesse al blogger e scrivesse una cattiva recensione, come la prenderesti?

La prenderei come andrebbe presa: mi dispiacerebbe, ovvio, ma in fin dei conti ho richiesto io quella recensione. Sono convinta che un parere sincero ed esaustivo, per quanto pugno in pieno volto, faccia davvero bene. Un po' come quando per imparare ad andare in bicicletta mi sono sbucciata così tante volte le ginocchia che è un miracolo non avere le rotule completamente scoperte. Mi sono fatta male, sono caduta e mi sono rialzata, e ho imparato, finalmente, a pedalare.



Quanto conta per te la copertina di un libro?
Uh, se dicessi che i miei acquisti sono al 90% frutto della copertina, mi prendereste per superficiale? Scherzi a parte, sono convinta che un libro attiri prima di tutto per la copertina, allo stesso modo in cui, nella vita, un bell’uomo o una bella donna attirano lo sguardo. Ovviamente deve esserci un contenuto, ma quello si giudica sempre e solo dopo aver fatto l’acquisto. Quindi, vale molto per me la copertina del libro.
La copertina di Segui le mosche l’ho fatta personalmente e non mi sono fermata fin quando, guardandola, non mi sono detta “Sì, questo libro lo comprerei.”


Quanto incide il genere sulle vendite?

Tanto. Il mercato del libro risente, come tutte le cose, della moda. Esistono ancora gli stereotipi e i pregiudizi sul fanatsy, ad esempio, reputato infantile. L’horror è splatter, l’erotico è una serie di porcate esplicite, lo storico è noioso, la fantascienza è una sciocchezza e via dicendo. Il genere incide sulle vendite a seconda del periodo storico e la fortuna o meno di un genere dipende da quanto è forte il pregiudizio in quel momento.


Ci sono autori italiani che ti piacciono? Perché?

Posso dire di non conoscere molto il mercato italiano, se non quello che si legge sui libri di scuola. Mi sono avvicinata a Faletti, per esempio, ma non mi è piaciuto così come Camilleri. Sulla piattaforma Wattpad, invece, ho trovato qualche chicca interessante. Come in molti settori, anche nell’editoria l’Italia tende ad essere ancora legata al nepotismo e fin tanto che sarà così, cioè fin tanto che verranno pubblicati solo i “raccomandati”, molte perle rimarranno nel vasto oceano del web.

Hai qualche titolo da consigliare ai lettori di questo blog?

Oh tanti! Per evitare una lista chilometrica, direi quattro titoli, uno per genere che amo: La notte in cui bruciammo Chrome di W. Gibson (fantascienza), Lo strano caso del dottor Charles Dexter Ward di H.P. Lovecraft (horror), La spada della verità di T. Goodkind (fantasy), Le pagine della nostra vita di N. Sparks (romantico).


Estratti di Segui le mosche:

IL DETECTIVE Stein sedeva al Burro’s Cafe pensando a come ammazzare il tempo che aveva concesso al dottore. Non si aspettava gran che e si pentì di aver dato quella possibilità a Buckler. Lui era fatto così: credeva che le cose scontate fossero in definitiva quelle più probabili. Come la sua vita, del resto: una moglie che l’aveva tradito con il suo migliore amico e un lavoro che non gli permetteva di avere molta vita privata l’avevano condotto alla palese conclusione che dovesse lasciare la città per trasferirsi in un luogo più tranquillo. Ci aveva riflettuto parecchio vagliando infinite possibilità finché, alla fine, si stupì di quanto la soluzione fosse banale. Lasciò Denver per trasferirsi a Leadville portando con sé solo un paio di scatole. In una i vestititi, nell’altra i pochi effetti personali. Aveva liberato la casa nella quale aveva abitato con Jennifer in poche ore e abbandonato tutto senza voltarsi indietro. L’unica cosa che non aveva voluto lasciare era quel detective posto davanti al suo nome e, sebbene nella cittadina di Leadville tutti sapessero che l’autorità più alta in carica fosse quella dello sceriffo, Stein continuò a presentarsi come detective della Omicidi. Ricordava ancora il suo primo giorno di lavoro: lo sceriffo Albert McKay, un uomo grassoccio e decisamente burbero, lo aveva osservato ridendo mentre poneva ordinatamente la sua targhetta sulla scrivania. Da quel momento tutti, nel Dipartimento, lo chiamarono Detective.


Estratto 2:
IL ST.GEORGE INSTITUTE era stato fondato nei primi anni del Novecento come ricovero per persone con instabilità psicologica. La struttura, esternamente, ricordava palazzi in stile vittoriano gotico, mentre all’interno era stato costruito sul modello ispirato a Kirkbride. Nel 1845, l’architetto Thomas Kirkbride aveva descritto la struttura ideale di un manicomio, influenzandone la costruzione dalla seconda metà dell’Ottocento. Era facile distinguere un istituto Kirkbride: imponente stile vittoriano, grande parco tutt’attorno e, spesso, c’era una fattoria nei paraggi dove i pazienti potevano lavorare per scopi terapeutici. Il St.George ricalcava perfettamente quel modello, ma Buckler si chiese se anche nell’Ottocento apparisse così lugubre. La struttura, abbandonata dagli anni Settanta, era selvaggiamente rovinata dal tempo, dalla vegetazione e dai vandali. Molte finestre erano rotte ma lo stesso non poteva dirsi delle grate. Nonostante il tempo, infatti, parevano ancora forti e robuste. Il parco era conservato allo stato brado, con piante ed erbacce che crescevano selvagge ricoprendo ogni cosa, dai primi gradini dell’ingresso alle panchine in pietra disposte qua e là lungo il sentiero che si snodava attorno all’istituto. Quando il cancello si aprì sotto la spinta di Buckler, il suo cigolio si diffuse acuto nel silenzio della zona, provocandogli un brivido. Alcuni corvi si misero a gracchiare prendendo il volo e il dottore trasalì.


Bene bene bene, direi davvero una ragazza interessante!!!
Grazie Barbara per essere stata con noi. La prossima volta ci darai la tua ricetta della torta di mele?! (scusa, non ho resistito!!!).


lunedì 10 luglio 2017

Esperia la rivolta - di Enrico Zini

Buonasera amici lettori,
chiedo scusa per la lunga assenza.. non dipende da me, giuro!
oggi vi parlerò di un nuovo libro e di un nuovo esordiente.
Ho letto un po' a rilento questo volume, il motivo è che la scrittura utilizzata è un po' troppo austera, anche per cose di poco conto.
La trama non è complessa ma ben costruita, è scritto in modo abbastanza corretto e, per quanto mi riguarda, una storia nuova (non avevo mai letto delle amazzoni, nonostante ne conoscessi origini e mito.
Nel corso della lettura troviamo mistero e magia, quel tipo di magia che aleggia sempre nell'aria, parla di coraggio e di scelte, a volte fondamentali per la sopravvivenza stessa. La storia si muove tra miti e leggende, mescolando le vicende ed i personaggi in un mondo tanto lontano nel tempo, quanto fantastico ed idealizzato. questo mi è molto piaciuto.
I personaggi sono chiari, ma rovinati (parere personale) dal continuo "prendersi troppo sul serio". Sarà il contesto, sarà l'epoca storica, non lo so, ma ho trovato sia il modo di esprimersi nei dialoghi che il narrato stesso, molto altisonante ed impostato e questo, a mio avviso, fa perdere di fascino a quella che poteva essere una storia fantastica perchè molto originale.
Si tratta di una lettura che consiglio a chi è abituato a leggere storie scritte in tempi passati, che contengono descrizioni dettagliatissime e termini che spesso bisogna cercare sul dizionario.
Grazie Enrico per avermi dato la possibilità di compiere questo nuovo viaggio!